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La Valle delle Ferriere, il gioiello più prezioso di Scala, è una tra le quarantuno riserve biogenetiche italiane. Un profondo vallone, primitivo e lussureggiante, che nasce tra le montagne di Scala per finire, sei chilometri più a valle, nel territorio di Amalfi. Un pezzo di natura che viene dal passato, forse perché nascosto e poco agevole da visitare, è arrivato fino a noi pressoché intatto.
La Valle è attraversata per tutta la sua lunghezza dal rio Canneto. Le acque cristalline permettono la vita di flora e fauna sensibilissime all'inquinamento.
Alti costoni di roccia proteggono la valle dai venti freddi provenienti da nord. Da sud invece è aperta alle correnti calde ed umide provenienti dal mare. Questa particolare condizione climatica comporta il fenomeno della inversione della vegetazione: quella sul fondo del vallone è di tipo mesofilo, cresce cioè in ambiente fresco ed umido; la macchia mediterranea invece, che predilige ambienti più caldi ed asciutti, si sviluppa sulle pareti più in alto.
Per le popolazioni delle aspre montagne costiere l'acqua ha storicamente rappresentato un prezioso alleato da sfruttare con ingegno: il rio Canneto, oltre ad irrigare le colture, forniva l'energia per le fabbriche preindustriali sviluppatesi nella Valle durante il Medioevo. La parte alta che ricade nel territorio di Scala, per la presenza di fabbriche di lavorazione del ferro, è detta Valle delle Ferriere. La parte più bassa a ridosso di Amalfi, per la presenza di antiche cartiere anch'esse alimentate dall'acqua, è chiamata Valle dei Mulini.
I ruderi delle Ferriera in un acquarello di Thomas Ender.
Costruita agli inizi del Trecento trasformava il ferro grezzo importato dall'isola d'Elba. La Ferriera godeva inoltre dell'efficiente porto di Amalfi e non era soggetta al monopolio statale del ferro. Verso la metà del Settecento, ormai fuori mercato, smise di funzionare. La valle fu così restituita alla natura. Il suo ambiente, tornato primitivo e fiabesco, incantò i grandi viaggiatori romantici dell'Ottocento.
Il percorso a piedi dura circa due ore. Meglio farlo in discesa, da Pontone di Scala verso Amalfi; attraversando i fitti boschi è facile incrociare, durante le escursioni, giovani a dorso di mulo, da queste parti, ancora oggi, il miglior mezzo di trasporto.
Le acque del Canneto si infilano tra i rami e le rocce, formano cascate, rivoli e piccoli specchi d'acqua. Lontano dai rumori della civiltà si celebrano i suoni della natura.
Dovunque l'occhio si posi, l'acqua, la foresta, le macchie boscose appaiono di un verde intenso che dà il tono a tutta la scena. Sembra di entrare in una favola, in uno dei paesaggi dell'infanzia.
La Valle ha conservato immutato nel tempo il suo microclima subtropicale molto raro e tipico di paesi a forte piovosità come nel sud-est asiatico. Specie vegetali di epoche lontanissime costituiscono l'habitat ideale per un ricco ecosistema di inestimabile valore scientifico e naturalistico.
Tra le piante rare presenti nella valle la Woodwardia è senza dubbio la più importante. Scoperta nel 1710 dal botanico Micheli è considerata un fossile vivente. La felce, di grandi dimensioni, ha fronde che possono raggiungere anche i 3 metri di lunghezza.
Specie propria delle zone umide e submontane. E' ritenuta una sorta di relitto della vegetazione montana subtropicale del Terziario medio.
La Valle offre dimora anche ad una preziosa pianta carnivora. Allo schiudersi dei delicati petali rosa le foglie secernono un liquido colloso: gli enzimi per catturare e digerire gli insetti.
Il nome deriva dalla macchia chiara che va da un occhio all'altro. E' molto difficile da individuare per le dimensioni ridotte e le abitudini notturne. In caso di pericolo inarca la schiena per mostrare il ventre rosso in segno di tossicità. Al peggio può immobilizzarsi, bloccando il respiro per fingersi morta stecchita.